In termini più semplici, il Boston Tea Party avvenne come risultato della “tassazione senza rappresentanza”, ma la causa è più complessa di così. I coloni americani credevano che la Gran Bretagna li stesse tassando ingiustamente per pagare le spese sostenute durante la guerra franco-indiana. Inoltre, i coloni credevano che il Parlamento non avesse il diritto di tassarli perché le colonie americane non erano rappresentate in Parlamento.
Dall’inizio del XVIII secolo, il tè era stato regolarmente importato nelle colonie americane. Al tempo del Boston Tea Party, è stato stimato che i coloni americani bevevano circa 1,2 milioni di libbre di tè ogni anno. La Gran Bretagna si rese conto che poteva fare ancora più soldi con il lucrativo commercio del tè imponendo tasse alle colonie americane. In effetti, il costo del tè britannico divenne alto e, in risposta, i coloni americani iniziarono un’industria molto redditizia di contrabbando di tè dagli olandesi e da altri mercati europei. Queste operazioni di contrabbando violavano gli Atti di Navigazione che erano in vigore dalla metà del XVII secolo. Il contrabbando di tè stava danneggiando il lucrativo commercio britannico del tè. In risposta al contrabbando, nel 1767 il Parlamento approvò l’Indemnity Act, che abrogava la tassa sul tè e rendeva il tè britannico allo stesso prezzo di quello olandese. L’Indemnity Act ridusse notevolmente il contrabbando di tè americano, ma più tardi nel 1767 una nuova tassa sul tè fu messa in atto dal Townshend Revenue Act. L’atto tassò anche vetro, piombo, olio, vernice e carta. A causa di boicottaggi e proteste, le tasse del Townshend Revenue Act su tutte le merci tranne il tè furono abrogate nel 1770. Nel 1773, il Tea Act fu approvato e concesse alla British East India Company il monopolio sulle vendite di tè nelle colonie americane. Il contrabbando di tè crebbe a dismisura e fu un’attività lucrativa per i coloni americani, come John Hancock e Samuel Adams. La tassa sul tè del Townshend Revenue Act rimase in vigore nonostante le proposte per farla abolire. I coloni americani erano indignati per la tassa sul tè. Credevano che il Tea Act fosse una tattica per ottenere il sostegno coloniale per la tassa già applicata. La vendita diretta di tè da parte degli agenti della Compagnia Britannica delle Indie Orientali alle colonie americane, sottoquotava gli affari dei mercanti coloniali. Il tè di contrabbando divenne più costoso di quello della Compagnia britannica delle Indie orientali. I contrabbandieri come John Hancock e Samuel Adams cercavano di proteggere i loro interessi economici opponendosi al Tea Act, e Samuel Adams vendette l’opposizione al tè britannico ai patrioti con il pretesto dell’abolizione dei diritti umani essendo tassati senza rappresentanza.