Fondato nel 1913 come Congressional Union for Woman Suffrage (CU), il National Woman’s Party (NWP) fu determinante nel sensibilizzare il pubblico alla campagna per il suffragio femminile. Usando una varietà di tattiche, il partito fece pressione con successo sul presidente Woodrow Wilson, sui membri del Congresso e sui legislatori statali per sostenere il passaggio di un 19° emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti che garantisse alle donne di tutta la nazione il diritto di voto. Così facendo, la NWP stabilì un’eredità che difendeva l’esercizio della libertà di parola, la libera assemblea e il diritto al dissenso.
La NWP ha efficacemente comandato l’attenzione dei politici e del pubblico attraverso la sua agitazione aggressiva, l’implacabile attività di lobbying, intelligenti trovate pubblicitarie ed esempi creativi di disobbedienza civile e confronto non violento. Le sue tattiche erano versatili e fantasiose, traendo ispirazione da una varietà di fonti, tra cui la campagna di suffragio britannica, il movimento operaio americano e le campagne per la temperanza, contro la schiavitù e per i primi diritti delle donne negli Stati Uniti.
Il lobbismo tradizionale e le petizioni erano un pilastro dei membri del NWP, ma queste attività erano integrate da altre azioni più pubbliche, tra cui parate, cortei, discorsi di strada e manifestazioni. Il partito alla fine si rese conto che doveva intensificare la sua pressione e adottare tattiche ancora più aggressive. La più importante tra queste fu il picchettamento della Casa Bianca per molti mesi, che portò all’arresto e all’incarcerazione di molte suffragiste.
La disponibilità dei picchetti del NWP ad essere arrestati, la loro campagna per il riconoscimento come prigionieri politici piuttosto che come criminali, e i loro atti di disobbedienza civile in prigione scioccarono la nazione e portarono attenzione e sostegno alla loro causa. Attraverso una costante agitazione, la NWP costrinse efficacemente il presidente Wilson a sostenere un emendamento federale sul suffragio femminile. Una pressione simile sui legislatori nazionali e statali portò alla ratifica del 19° emendamento nel 1920.
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