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Tre episodi in “My Brilliant Friend: The Story of a New Name” arriva una scena tanto bella e discreta quanto appuntita e livida, una combinazione in cui lo show è specializzato, specialmente in questa seconda stagione. Elena (Margherita Mazzucco), nervosa per andare ad una festa a casa del suo intimidatorio professore, fruga nel sontuoso armadio della sua migliore amica, Lila (Gaia Girace). Mentre cerca un vestito adatto, sfoglia tutti i vestiti più vistosi di Lila mentre Lila guarda, con il labbro leggermente all’insù in segno di affettuoso divertimento per il palpabile stress di Elena. Come inquadrato dal regista Saverio Costanzo, quasi tutta la scena si svolge nel riflesso di uno specchio biforcato sull’armadio di Lila, tenendo ogni donna su entrambi i lati di una linea di separazione. Quando Lila attraversa per aiutare Elena con un vestito, scompare brevemente nella piega del vetro mentre Elena vi fissa dentro, sforzandosi di vedersi senza Lila accanto a lei.
Questa splendida, ovviamente simbolica serie di scatti è esemplare di “My Brilliant Friend”, l’adattamento italiano della HBO dei romanzi napoletani di Elena Ferrante su Elena, Lila, la feroce e complessa amicizia tra loro che si estende dagli anni ’50 al presente, e la piccola città di Napoli che sempre più a malincuore chiamano casa. La scrittura della Ferrante è densa di dettagli, diretta e tuttavia incline a sottolineare allusioni metaforiche. La serie televisiva, in cui la volutamente misteriosa Ferrante (uno pseudonimo) ha un credito di scrittura su tutti gli episodi, fa lo stesso, usando la narrazione di una Elena più anziana per guidare le storie e confondere le linee tra i ricordi e i fatti mentre il personaggio cerca di conciliare tali confini per se stesso.
Quando i romanzi della Ferrante sono stati pubblicati per la prima volta, a partire da “My Brilliant Friend” nel 2011, hanno guadagnato un devoto seguito di lettori in gran parte donne che hanno apprezzato l’attenzione della Ferrante agli aspetti più spinosi di una stretta amicizia femminile – gelosia, codipendenza, risentimento – così come le sue molte gioie particolari. In Lila ed Elena, ha creato una coppia di amiche che devono a malapena parlare per capirsi perfettamente, il che può risultare in un sostegno incomparabile o in un dolore inimmaginabile se una colpisce l’altra nel modo che sa farà più male. L’aspetto sorprendente e l’arguzia furiosa di Lila l’hanno resa la presenza più magnetica in ogni stanza in cui entra, sia come bambina con un ghigno malvagio che come donna che ha imparato a farne un’arma. Elena, al contrario, ha passato tutta la sua vita a rimpicciolirsi sia per accogliere il fuoco di Lila che per elaborare i suoi sentimenti contrastanti. Sono sempre state l’una l’inversa dell’altra, consapevoli delle reciproche presenze, inestricabilmente intrecciate.
Nella sua prima stagione, “My Brilliant Friend” ha seguito il primo libro della Ferrante nel descrivere la loro infanzia e prima adolescenza, dipingendo un quadro quasi impressionistico. In questa seconda stagione, basata su “La storia di un nuovo nome”, la serie rivela con una portata più ambiziosa e una chiarezza spesso stridente come Elena e Lila, ben dentro la loro adolescenza, siano costrette a crescere – e poi, loro malgrado, separate. Sottolinea anche un filo conduttore della prima stagione e dei romanzi, vale a dire come i ruoli sociali tradizionalmente attribuiti a uomini e donne danneggino tutte le persone coinvolte, e la miriade di modi in cui uomini disattenti e orgogliosi liquidano le donne come guarnizioni per le vetrine. “The Story of a New Name” esplora questo in modo ancora più profondo, evidenziando non solo la violenza palese che alcuni degli uomini nella vita di Elena e Lila perpetrano, ma come molti trafficano in devastanti manipolazioni emotive, che se ne rendano conto o meno.
Mentre il dramma si sforza di bilanciare la storia tra Elena e Lila, la traiettoria di “The Story of a New Name” significa che la seconda stagione appartiene quasi interamente a Lila (e, per procura, alla feroce performance di Girace). Riprendendo poco dopo la sua disastrosa notte di nozze, Lila trascorre gran parte del tempo intrappolata in un matrimonio violento con Stefano (Giovanni Amura), un uomo d’affari arrampicatore sociale il cui senso generale di impotenza si manifesta in esplosioni di rabbia quando lei rifiuta di mettersi in riga. Mentre Elena scala i ranghi accademici con i suoi studi diligenti e le occasionali gambe in alto da insegnanti gentili, Lila sprofonda sempre di più in un agghiacciante dramma domestico che rende alcuni dei momenti più duri ed efficaci della serie fino ad oggi. Il disagio strisciante che entra nell’inquadratura con Stefano è visceralmente spaventoso, che la regia sottolinea con inquadrature oblique che non sarebbero fuori posto in un film dell’orrore, e inquadrature strategiche in prospettiva che portano lo spettatore direttamente nel punto di vista di Lila mentre si fa forza per resistere all’abuso – o, per quel che conta, in quello di Elena che sta inerme ad ascoltare Lila urlare dietro una porta chiusa.
Perché per quanto avvincente sia Lila, è la narrazione di Elena a guidare la serie. La sua lotta con la sua natura passiva è un enorme filo conduttore del suo viaggio complessivo, ma spesso la rende un tramite frustrante (per non parlare del fatto che dà alla Mazzucco, che può essere molto brava quando ha spazio per emozionare, relativamente poco da fare). La sua tendenza ad osservare l’ambiente circostante piuttosto che interagire significativamente con esso, tuttavia, rende anche l’essere nella sua testa un’esperienza illuminante. Attraverso gli occhi di Elena (cioè l’obiettivo dei registi e del DP Fabio Cianchetti), dobbiamo dare al suo mondo la stessa considerazione che dà lei. Sentiamo la sua paura, il suo amore, la sua gioia. È questo tipo di attenzione che rende “My Brilliant Friend” una serie insolitamente riflessiva e perspicace, che prende sul serio l’interiorità delle ragazze e delle donne adolescenti, immergendo il suo pubblico in una cultura specifica che, tuttavia, sembra fin troppo dolorosamente familiare.
“My Brilliant Friend: The Story of a New Name” debutta lunedì 16 marzo alle 22 su HBO.
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