La National Football League ha preso il via lo scorso fine settimana, accompagnata dal solito trambusto dei media sportivi. In onore dell’inizio della stagione di football, lo show televisivo “NFL Films Presents” ha messo insieme un segmento sulla parola hut, un’interiezione gridata dai quarterback quando iniziano un gioco. Hanno chiesto a un certo numero di giocatori e allenatori della NFL le loro teorie sull’origine di hut, e poi hanno chiamato un linguista per mettere le cose in chiaro. Quel linguista ero io, così mi sono trovato inspiegabilmente a condividere il tempo di trasmissione con gente del calibro di Don Shula e Tom Coughlin.
La risposta breve, che ho dato nell’intervista, è che la hut della cadenza del quarterback (“hut 1, hut 2, hut 3…”) deriva quasi certamente dalle cadenze militari per la marcia, dove hut è usato per accentare una sillaba. Lo stile militare hut è in uso almeno dalla seconda guerra mondiale, quando i sergenti istruttori iniziarono anche a gridare “Atten-hut!” come richiamo all’attenzione. Negli anni ’50, i quarterback avevano preso in prestito questa tecnica per sviluppare le proprie cadenze per chiamare il conteggio dello snap. Hut è una sillaba breve e tagliente che può essere sentita chiaramente a distanza, quindi serve al quarterback tanto quanto un sergente istruttore che guida una marcia.
La risposta lunga risale in realtà all’era pre-football. Per secoli, monosillabi come hip, hup e hep sono stati usati come interiezioni per attirare l’attenzione, in particolare per gli animali. I cocchieri chiamavano queste parole per spronare i cavalli e i pastori le usavano per guidare le loro greggi. Hup è registrato in questo uso dal XVIII secolo, e hut dal XIX secolo. Poi, all’inizio del XX secolo, le cadenze ritmiche dei sergenti istruttori per la marcia cominciarono a prendere la forma di “hip/hup/hep 2, 3, 4”. (Ho trovato esempi militari di hup del 1919, hip del 1923, e hep del 1928). Come hut (e “atten-hut”) è diventato popolare nella seconda guerra mondiale, la corteccia militare è stata presa dai drillmasters per le bande musicali, i drum corps e le pep squads. Per esempio, una guida del 1941 sulle esercitazioni della banda marciante recita: “Alcuni sostituiscono ‘Hup!’ o ‘Hut!’ con ‘uno’, per guadagnare accento.”
Lo sport del calcio, nel frattempo, stava sviluppando le proprie interiezioni. Già nel 1890, John Heisman – famoso per l’Heisman Trophy – introdusse la parola hike nel football. Originariamente, il centro (che mette la palla in gioco) usava una mano per lanciare la palla sotto le gambe al quarterback. Per avvisare il centro che era pronto a partire, il quarterback usava un segnale di tocco, spesso graffiando la gamba del centro. Quando giocava come centro per la squadra dell’Università della Pennsylvania nel 1890-91, Heisman fu ingannato da un giocatore avversario che gli graffiò la gamba. Ha girato la palla indietro e il quarterback ha mancato il passaggio. La soluzione di Heisman fu quella di far usare al quarterback la parola hike per mettere in movimento la palla, in modo che tutti avessero chiaro quando iniziava il gioco. Hike era una buona scelta, poiché può significare “tirare o sollevare con un movimento improvviso”, e questo è ciò che il centro fa con la palla.
Poco dopo, come allenatore, Heisman introdusse lo “snap diretto”, dove la palla viene “hiked” nel modo ormai familiare. In precedenza, la palla sarebbe stata fatta rotolare indietro lungo il terreno o fatta scattare da un capo all’altro (uno “snapback”). Nel 1893, quando Heisman era l’allenatore del Buchtel College (ora l’Università di Akron), aveva un quarterback molto alto che aveva problemi con la palla che gli veniva fatta rotolare. Così Heisman inventò lo snap diretto per permettere al centro di lanciare la palla direttamente al quarterback. Ogni altra squadra del college seguì l’esempio di Heisman.
La chiamata del segnale dei quarterback divenne sempre più complessa. Negli anni ’20, si erano sviluppate le “shift formations”, la più famosa delle quali era il “Notre Dame shift” di Knute Rockne. Il quarterback chiamava il segnale e poi diceva hip per indicare che la linea offensiva doveva spostarsi in nuove posizioni sulla linea di scrimmage. L’intero backfield si muoveva quando veniva chiamata l’anca. L’hip del quarterback di Notre Dame (“1, 2, 3, hip!”) aveva una chiara parentela con le cadenze della marcia militare dell’epoca (“hip 2, 3, 4”), ma per gli spettatori lo spostamento evocava anche l’hippity-hop delle rane saltellanti. Diverse modifiche alle regole furono emanate per rallentare il cambio, e il movimento costante scandito dall’anca divenne più sommesso dopo l’era di Knute Rockne degli anni ’20.
A differenza dell’anca delle squadre di Rockne, l’anca del dopoguerra (sia per le squadre universitarie che professionali) non segnalava necessariamente uno spostamento della linea offensiva. Il quarterback poteva segnalare al centro di scattare la palla sulla prima, seconda o terza capanna senza che venisse chiamato alcun cambio. Un primo esempio stampato di hut (scoperto da Barry Popik) proviene dallo Sporting News del 20 ottobre 1954: “Mitchell scatta in posizione, inizia la sua chiamata ed è pronto a dare il ‘Hut-two, hut-two.'” Il Los Angeles Times del 9 luglio 1955 spiegò l’hut in un articolo sul sistema semplificato di chiamata dei segnali usato dai L.A. Rams sotto la guida di Sid Gillman: “Quando il quarterback dà lo snap sulla linea di scrimmage (‘Hut-one… hut-two… hut-three,’ e così via) lo canta in un tempo non ritmico in modo che il nemico non possa anticipare lo snap del centro”. Da allora, le cadenze del quarterback si sono evolute ulteriormente, anche se hut è rimasta una caratteristica comune.
Ovviamente, questa era troppa storia per inserirla in una breve intervista televisiva. Ma è stato molto divertente scavare negli archivi per mettere insieme l’elaborata storia di una piccola e potente parola.