La forma più stabile dell’antimonio elementare è un solido fragile e argenteo di alta lucentezza metallica. La deposizione elettrolitica di antimonio in certe condizioni produce una forma amorfa instabile chiamata “antimonio esplosivo”, perché, quando viene piegato o graffiato, cambia in modo leggermente esplosivo nella forma metallica più stabile. C’è anche una forma nera amorfa di antimonio che risulta dall’improvviso spegnimento del vapore, e una forma gialla prodotta dall’ossidazione a bassa temperatura della stibina, SbH3, con aria o cloro. L’antimonio metallico non è influenzato dall’aria o dall’umidità in condizioni ordinarie, ma è gradualmente convertito in un ossido se l’aria è umida. L’antimonio può essere ossidato facilmente dallo zolfo e dagli alogeni quando viene riscaldato. Quando viene riscaldato in aria, brucia con una fiamma blu brillante ed emette fumi bianchi del triossido Sb2O3. Il triossido di antimonio è solubile sia in acidi che in alcali.
La struttura elettronica dell’antimonio assomiglia molto a quella dell’arsenico, con tre orbitali riempiti a metà nel guscio più esterno. Così può formare tre legami covalenti ed esibire stati di ossidazione +3 e -3. L’elettronegatività dell’antimonio, come quella dell’arsenico, rimane un po’ controversa. È generalmente concordato che sia più bassa di quella dell’arsenico, ma se sia più bassa anche di quella del fosforo è indeciso. Può agire come agente ossidante e reagisce con molti metalli per formare antimonidi che, in generale, assomigliano a nitruri, fosfuri e arsenuri, ma sono un po’ più metallici. La promozione di uno degli elettroni a coppia singola ad un orbitale d esterno apparentemente avviene più facilmente con l’antimonio che con l’arsenico, poiché l’antimonio mostra lo stato di ossidazione +5 nel formare sia il pentafluoruro che il pentacloruro.